n. 68. Settembre 2022
Cari amici,
in questo clima pre-elettorale vi proponiamo, nel numero di settembre di IN HOC SIGNO, una relazione svolta all’incontro organizzato dalla sezione ferrarese di Fratelli d’Italia pochi giorni prima delle elezioni comunali del 2019, che videro prevalere, dopo oltre settant’anni di dominio socialcomunista, la coalizione di centro destra a Ferrara.
All’incontro, dedicato al tema della difesa della famiglia, ha partecipato tra gli altri un esponente di Alleanza Cattolica in Ferrara con una relazione dal titolo «Una politica a favore della famiglia è possibile?»
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Una politica a favore della famiglia è possibile?
4 maggio 2019
Viene il dubbio che una politica a favore della famiglia sia possibile, visto che tutti proclamano di volere attuarla, ma poi, nella pratica, le famiglie continuano ad essere penalizzate. È proprio di ieri [3 maggio 2019] la notizia secondo cui l’INPS avrebbe utilizzato per altri scopi, negli ultimi anni, una ingente quantità di denaro (si parla di un miliardo di euro all’anno) destinato ai dipendenti con figli, penalizzando quindi le famiglie.
Le risorse finanziarie sono sempre un problema, sarebbe bene almeno di utilizzare quelle che sono a disposizione!
Per una politica a favore della famiglia occorre innanzitutto definire che cosa sia e riconoscere alla famiglia il suo ruolo, e di questo si è detto nelle relazioni precedenti. Poi occorre la volontà politica di attuarla.
Al Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona, la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, è intervenuta con una corposa proposta, illustrando una mozione che ha poi presentato alla Camera, finalizzata a rilanciare la famiglia e la natalità.
Ha parlato di “famiglia naturale al centro dello Stato sociale” presentando un piano di incentivo alla natalità per uscire dall’inverno demografico, l’introduzione del reddito di infanzia (un assegno di 400 euro al mese per i primi 6 anni di vita per ogni figlio) e una “rivoluzione fiscale col quoziente famigliare”.
I dati ISTAT ci dicono che nel 2018 in Italia sono venuti alla luce meno di 450mila bambini, ennesimo record negativo degli ultimi dieci anni.
La mozione sottolinea che «la nostra società sta invecchiando in maniera estremamente veloce, senza che vi sia un ricambio generazionale» provocando «ripercussioni sociali drammatiche nel prossimo futuro, e che richiedono lo sviluppo di strategie a lungo termine, quali politiche più mirate di sostegno alle famiglie».
Di qui la necessità di varare un Piano nazionale di politiche familiari «inteso come un quadro organico e di medio termine di politiche specificatamente rivolte alla famiglia, cioè aventi la famiglia come destinatario e come soggetto degli interventi».
Non è la prima volta che si sono avanzate proposte di questo genere. Già con Berlusconi al governo, quando responsabile delle politiche familiari era Carlo Giovanardi, fu presentato alla fine del 2010 un documento di 40 pagine con tutta una serie di misure a supporto e a valorizzazione della famiglia, frutto del lavoro di tre anni. Ma dopo pochi mesi il governo cadde e il Piano fu accantonato dai governi (di sinistra) successivi, a cominciare da quello Monti.
Quindi, ripeto la domanda: una politica a favore della famiglia è possibile?
A quanto pare sembrerebbe di sì… se i governi la consentissero!
Vediamo per esempio che cosa ha fatto il governo dell’Ungheria.
La transizione ungherese verso una democrazia occidentale fu una delle più dolci tra i paesi dell’ex blocco sovietico. Pochi giorni prima della caduta, in Germania, del Muro di Berlino, in una storica seduta dal 16 al 20 ottobre 1989, il Parlamento ungherese adottò una legislazione che prevedeva elezioni parlamentari multipartitiche e l’elezione presidenziale diretta. Questa legislazione trasformò l’Ungheria da Repubblica popolare in Repubblica di Ungheria, garantendo diritti civili e umani e creando una struttura istituzionale che assicurava la separazione dei poteri giudiziario, esecutivo e legislativo. In pratica, in questo modo l’Ungheria si scrollava di dosso il giogo del regime comunista. Tre giorni dopo, il 23 ottobre 1989, fu ufficialmente dichiarata la Repubblica d’Ungheria. Qualche mese dopo, nel maggio 1990, si sono tenute le prime elezioni libere. Nel frattempo si erano formati diversi partiti politici e nate le coalizioni che hanno dato vita da allora a diversi governi.
In varie occasioni è stato al governo il partito FIDESZ, nato nel 1988 all’interno dell’area liberale ma che poi si è riposizionato su posizioni conservatrici, cristiane e nazionaliste. Si tratta del partito di Viktor Orbán che, insieme ad altri, governa il paese da 9 anni, dalla massiccia vittoria del 2010, e da allora detiene i due terzi dei deputati. Grazie a questi numeri già nel 1991 ha riscritto la Costituzione che ora si chiama «Legge fondamentale».
Negli ultimi anni di governo l’Ungheria ha conosciuto una vigorosa crescita economica e la disoccupazione è crollata praticamente a zero.
Ma veniamo all’aspetto che ci interessa, quello delle politiche familiari. È scritto nella «Legge fondamentale»:
«L’Ungheria tutela l’istituto del matrimonio quale unione volontaria di vita tra l’uomo e la donna, nonché la famiglia come base della sopravvivenza della Nazione. L’Ungheria sostiene l’impegno ad avere figli».
«La dignità umana è inviolabile. Ogni uomo ha diritto alla vita ed alla dignità umana, la vita del feto va protetta fin dal concepimento».
Moltissime le nuove leggi a sostegno della natalità e delle nuove famiglie. Qualche esempio:
• Dal terzo mese di gravidanza ogni donna riceve un assegno di sostegno alla maternità;
• All’atto del matrimonio viene messo a disposizione ai giovani sposi un mutuo di 40mila euro, senza interessi, pagabile in rate che vengono sospese per tre anni all’arrivo del primo figlio, sospese di nuovo all’arrivo del secondo figlio e addirittura cancellate all’arrivo del terzo.
• Assegno di 30mila euro a fondo perduto alle coppie con tre figli per un aiuto a cambiare casa.
• Maternità per due anni, poi agevolazioni per l’asilo e stipendio per i nonni che tengono i nipoti, i quali nonni addirittura possono sospendere il lavoro per due anni per questo scopo senza perdere il posto.
• Il 5 % del PIL nazionale viene investito per sostenere le famiglie.
I risultati della politica familiare negli ultimi 8 anni [dal 2011 al 2019] sono:
• Il numero dei matrimoni indica un aumento del 42,5 %
• Il numero dei divorzi si è abbassato del 18 %.
• Il numero degli aborti si è ridotto del 29,5 %.
• Secondo le statistiche c’è un aumento del 22% nell’intenzione di mettere al mondo figli.
• Il tasso di fertilità salito al 1,5. Ancora molto lontano dal 2,1 ma in aumento. In Italia siamo all’1,2.
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Ad maiorem Dei gloriam et socialem
Alleanza Cattolica in Ferrara