82. Novembre 2023
Cari amici,
con questo numero di IN HOC SIGNO vi proponiamo una sintesi dell’ultima parte dell’incontro con il Reggente nazionale di Alleanza Cattolica dr. Marco Invernizzi sul tema del conservatorismo, tenuto nella sede di Alleanza Cattolica in Ferrara sabato 4 marzo 2023. Il video dell’intero pomeriggio è visibile sul nostro canale YouTube all’indirizzo https://youtu.be/nqAqq-UUtPw.
* * *
Ferrara, 4 marzo 2023 – Incontro con Marco Invernizzi
«Il conservatorismo in Italia: ritorno al reale»
5. Il conservatorismo oggi
Ci possiamo chiedere se l’attuale governo presieduto da Giorgia Meloni è il più conservatore della storia italiana, e anche quali siano i possibili sviluppi della situazione politica attuale. La Meloni ha recentemente citato in diversi discorsi, anche importanti e programmatici, Gustave Thibon: dimostrare la conoscenza e l’apprezzamento per questo personaggio è significativo e sicuramente si discosta notevolmente da citazioni di altri che preferiscono citare Mazzini…
Giorgia Meloni guida un partito che per la prima volta si autodefinisce conservatore, cosa che non fece neppure Berlusconi nel 1994, che scelse la dizione “moderati”. Ma “moderati” non vuol dire niente, è un termine che riguarda le virtù — moderati nel bere, nel fumare… — ma non c’entra tanto con la dottrina politica.
Incontrando qualcuno di Fratelli d’Italia è opportuno tener presente anche solo il nome del partito per cogliere subito che c’è una cosa che non gli va toccata, che è il Risorgimento, perché se no si offendono. Da contro-rivoluzionari ovviamente non abbiamo nessuna simpatia per Mazzini e nemmeno per il Risorgimento in generale, però rendiamoci conto che se incontriamo qualcuno che ama la patria quasi sempre ha un riferimento positivo nel Risorgimento. Bisogna avere la pazienza di aspettare, nel senso che per decenni, negli anni Sessanta e Settanta, il tricolore, la patria, il concetto di Destra nazionale, erano tutte cose non solo oscurate, ma anche demonizzate, per cui intorno a questa idea di patria si è arroccato un mondo. Se a persone così togliamo una cosa che loro pensano buona, bisogna dar loro qualcosa d’altro, se no il loro mondo crolla! È necessario allora parlar loro di crisi dell’Occidente, di processo rivoluzionario, di pseudo-riforma protestante, di Rivoluzione francese… ma farlo con tutta la pazienza e la comprensione del caso. Quindi: nessun dubbio sul fatto che il Risorgimento sia stata la Rivoluzione italiana, ma occorre spiegarlo con intelligenza, con prudenza e con pazienza. Mazzini e Garibaldi erano quello che oggi potremmo assimilare alle Brigate rosse, ma occorre spiegarlo con calma e prudenza, per non perdere il contatto con “i buoni”, con quelli che hanno buone intenzioni.
La strada più adatta nel dialogo con questi ambienti è quella di partire dalle cose concrete, quelli che noi chiamiamo, seguendo le indicazioni contenute in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione di Plinio Corrêa de Oliveira, “i coaguli”, ovvero partire e far leva su quello che rimane, nel nostro prossimo, di contrario al processo rivoluzionario.
Se in Fratelli d’Italia abbiamo la patria, in Forza Italia questo coagulo è rappresentato dal concetto di libertà: anche se questa viene vista in senso liberale, essa è un bene prezioso e il principio va sostenuto. Nella Lega c’è un altro coagulo, quello del federalismo e dell’autonomia.
6. Il governo Meloni è conservatore?
Dunque ci possiamo chiedere se l’attuale governo abbia le carte in regola per darsi veramente una veste conservatrice?
Effettivamente sembra essere il miglior governo che ha avuto l’Italia, che sembra si stia muovendo con intelligenza, ma non bisogna pensare che le cose possano cambiare da un giorno all’altro. Non ci sono bacchette magiche che possano farlo: anche se si producono leggi buone e poi non c’è il tessuto sociale e il consenso, questa può essere una azione controproducente perché sembra voler imporre un progetto che non è stato capito e digerito.
In certi ambienti che per adesso sono di frangia vedo insofferenza intanto perché il governo non fa quello che vorrebbero facesse (e già questo è un modo sbagliato — e rivoluzionario! — di ragionare, perché disprezza il principio di autorità), ma poi soprattutto perché non tiene conto della realtà con una sopravvalutazione della politica come se fosse questa a cambiare la società. Questo può valere nelle società orientali, che non a caso sono definite dal fatto che c’è “poca società” e “molto stato” e l’articolazione in corpi intermedi, ordini professionali, sindacati è molto ridotta o inesistente. Da noi non è così: non c’è il potere ma i poteri, e sono tanti, e vanno conquistati uno per uno. La stampa, la scuola, l’università, l’editoria, gli ordini professionali, la magistratura sono tutti poteri che producono consenso e vanno conquistati uno per uno. Il potere politico è solo uno di questi.
Questa è una cosa da ricordare a chi ha delle simpatie orientaleggianti: meno male che da noi si decide anche sul consenso! Il consenso poi può essere pilotato e stravolto, certamente, questo fa parte del gioco, ma qui da noi il governo può cambiare senza che ci sia una guerra civile, e non è cosa da poco.
* * *
Ad maiorem Dei gloriam et socialem
Alleanza Cattolica in Ferrara