87. aprile 2024
Cari amici,
con questo numero di IN HOC SIGNO vi proponiamo un contributo al dibattito — promosso in occasione della «Scuola di politica» organizzata dall’Arcidiocesi — tratto dal settimanale diocesano «la Voce di Ferrara Comacchio», che lo ha pubblicato nel numero del 23 febbraio 2024.
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Princìpi ispirati a valori eterni e metafisici
Conservatorismo
Realismo cristiano contro il pericolo delle ideologie
di Massimo Martinucci
Quando — ancor prima delle elezioni politiche che la portarono ad assumere l’incarico di Primo Ministro — Giorgia Meloni citò autori conservatori come Roger Scruton e Gustave Thibon, molti sospettarono che qualcosa di nuovo stesse avvenendo nella politica italiana. Poi quando, una volta eletta, li citò di nuovo e parlò apertamente di conservatorismo, la novità si fece manifesta e giornalisti e opinionisti furono costretti a interessarsi di un argomento che mai pensavano potesse emergere nel panorama politico italiano. Esistono dunque, e chi sono, i conservatori? Nell’ultimo anno e mezzo ciascuno ha detto la sua, spesso a sproposito: occorre perciò fare chiarezza.
L’idea del conservatorismo nasce nel mondo anglosassone durante la Rivoluzione francese e già da allora fu chiaro che il conservatore non è semplicemente un innamorato del mondo pre-rivoluzionario. Conservare non significa non vedere i limiti del cosiddetto Antico Regime o essere sostenitori della società liberale di fronte alla sfida del socialismo, ma constatare che la Rivoluzione è un processo e ogni sua fase allontana sempre di più la società dai princìpi che stanno a cuore a chi crede in valori eterni e metafisici che l’uomo e lo Stato non creano ma trovano. Per conservarli bisogna continuamente migliorare, riformare, adattarsi per costruire un futuro migliore senza imbalsamare il passato.
Questo è un punto molto importante perché, secondo un’errata concezione, conservatori sarebbero i liberali verso i socialisti, i socialisti riformisti rispetto ai comunisti, questi ultimi addirittura rispetto agli anarchici. Quando nell’agosto 1991 vi fu il tentativo di riportare la Russia nelle mani dei vecchi comunisti sovietici, questi ultimi vennero definiti «conservatori» rispetto a chi cercava di portarsi definitivamente fuori dal comunismo. Così, però, si genera confusione e non si coglie l’essenza dell’atteggiamento conservatore di fronte alla storia che muta continuamente.
Il conservatore riconosce un ordine divino che è buono in sé perché nasce da un atto d’amore di Dio e intende «conservare» questo ordine, difendendolo anche dalla debolezza e dalla confusione degli uomini feriti dalla colpa originale. È dunque il contrario dello gnostico, che vorrebbe «rifare» l’uomo e il mondo secondo un proprio progetto, pensando che Dio si sia sbagliato nel crearli così come sono nella realtà.
In Italia chi è conservatore? Benché il termine abbia avuto ben poca fortuna e non sia stato pressoché mai utilizzato, nella storia ci sono numerosi esempi, ma è solo dello scorso anno lo “sdoganamento”: citare Thibon ha significato, da parte del presidente del Consiglio, auspicare un «ritorno alla realtà» e a quel realismo cristiano che si oppone alle ideologie del divenire fine a se stesso e impregnate di relativismo. E che si oppone anche al fascismo, che le viene ancora imputato strumentalmente. Il conservatorismo di Giorgia Meloni dunque pare non essere una parola vuota ma rivelare la precisa consapevolezza di una cultura politica che rispetta l’umano e non vuole sostituirsi alla società bensì aiutarla nella missione di rinascita culturale e sociale dell’Italia.
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Ad maiorem Dei gloriam et socialem
Alleanza Cattolica in Ferrara