85. Febbraio 2024
Cari amici,
nell’augurare a tutti un santo tempo di Quaresima, con questo numero di IN HOC SIGNO vi proponiamo una sintesi di alcuni spunti contenuti nell’ultima parte dell’incontro con il Reggente Nazionale Vicario di Alleanza Cattolica, il magistrato napoletano dr. Domenico Airoma, sul tema «Una società sempre meno libera tra Stato e sovra-Stato europeo», tenuto nella sede di Alleanza Cattolica in Ferrara sabato 6 maggio 2023.
Le sintesi delle due parti precedenti dell’incontro — come anche tutti i numeri passati di questa rubrica — sono consultabili nel sito di Alleanza Cattolica in Ferrara www.scuoladieducazionecivile.org alla sezione IN HOC SIGNO, mentre il video dell’intero pomeriggio è visibile sul nostro canale YouTube all’indirizzo https://youtu.be/FSiOlLTNCaI?si=wF9LolPBssZd8W8l
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«Una società sempre meno libera tra Stato e sovra-Stato» – terza parte
Ferrara, 6 maggio 2023
Dopo lo sforzo per capire la direzione che la politica sta prendendo e le possibili soluzioni alla crisi della globalizzazione, alla riscoperta di “voglia di stato” o “bisogno di governo”, in questa situazione complessa in cui si aprono tante prospettive e possibilità, è ovvio che sorga spontanea la domanda «Che fare?» posta al dr. Airoma dall’ing. Lucia Martinucci.
Questo scenario va ben descritto, e in Alleanza Cattolica cerchiamo di farlo osservando la realtà italiana come ci si presenta. Oggi lo Stato ricopre il ruolo di una sorta di “macro corpo intermedio” fra le realtà locali e il sovra-Stato, per cui è lo stesso Stato che si ritrova a proteggere le realtà sociali! Non siamo per questo diventati statalisti: semplicemente, da realisti, riconosciamo questa diversa situazione e giudichiamo l’attuale governo non solo per quello che fa, ma anche per quello che non fa. L’agenda politica di qualche tempo addietro aveva all’ordine del giorno temi oggi felicemente spariti: si nota cioè una certa resistenza dello Stato al sovra-Stato nonostante i ricatti, simili a quelli che stanno subendo Ungheria e Polonia.
In questo difficile contesto il discorso del “che fare” può prendere corpo innanzitutto riconoscendo e studiando i segnali di reazione.
Il primo è l’aprire gli occhi — come il figliuol prodigo della parabola evangelica — sulla propria condizione, accorgendosi che le promesse della modernità erano illusorie sia dal punto di vista del benessere sia, ancor di più, dal punto di vista etico.
Il secondo segnale è il nascere — vera novità della politica del nostro Paese — dell’idea di un partito conservatore. Discorso difficile, perché se in ambito anglosassone ha una sua consistenza, connotazione e tradizione, chi invece sa che cosa sia, in Italia? Se si consulta la Treccani, alla parola “conservatore” corrisponde la definizione “colui che è ostile al cambiamento”. Ma non è così nella giusta accezione politica del termine.
Il conservatore non è affatto ostile al cambiamento, anzi lo ritiene indispensabile! Innanzitutto tiene conto del presente, che è la nostra casa, quella che abbiamo costruito; poi giudica il presente, e lo giudica sulla base di princìpi, quelli immutabili, quelli originari ed eterni, il che ovviamente non significa riproporre una storia passata che non può ritornare.
Il conservatore ama il futuro, che vuole costruire sulle basi solide del passato e tenendo conto della realtà attuale, e si contrappone alla modernità che invece ama solo il presente.
Altro aspetto fondamentale del discorso del “che fare” è dare importanza alla formazione dei capi. La funzione di guida è importante in qualsiasi ambiente, da quello in cui il genitore è cardine della famiglia, a quello dove si guarda a un punto di riferimento in ambito professionale oppure si segue una precisa linea in una associazione. In questi tempi di disorientamento e di incertezza, a maggior ragione la funzione del capo è fondamentale in ogni ambiente; il vero capo è al servizio, sa ascoltare, sa ragionare, sa leggere le situazioni e tenere conto della realtà. In Alleanza Cattolica diamo importanza alla formazione dei capi, e lo assumiamo come compito specifico, grati per le parole che san Giovanni Paolo II disse nel 1984 in un discorso al Collegio Borromeo a Pavia: «I capi non si improvvisano, soprattutto in epoca di crisi. Trascurare il compito di preparare in tempi lunghi e con severità di impegno gli uomini che dovranno risolverla significa abbandonare alla deriva il corso delle vicende storiche».