n. 64. Maggio 2022
Cari amici,
il 20 novembre 2021 Alleanza Cattolica in Ferrara ha organizzato un incontro svoltosi nella chiesa parrocchiale cittadina di Santo Spirito sul tema della Regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. Due gli interventi, presentati dal parroco padre Massimiliano Degasperi F. I.: il primo di Renato Cirelli e il secondo di padre Immacolato Acquali, anch’egli Francescano dell’Immacolata ed ex parroco della stessa parrocchia. Ha infine concluso con un breve intervento il dirigente di Alleanza Cattolica prof. Leonardo Gallotta.
Nei mesi scorsi vi abbiamo proposto i testi — tratti dalla registrazione audio e non rivisti dall’autore — delle prime quattro parti dell’intervento di padre Immacolato Acquali F. I., pubblicate poi nel sito http://www.scuoladieducazionecivile.org:
1. La natura teandrica della Chiesa
2. La struttura della cristianità
3. La nascita delle nazioni cristiane
4. Rapporti e conflitti tra Chiesa e stato
Nel congratularci e rallegrarci per la elezione di padre Immacolato a Ministro Generale dei Francescani dell’Immacolata, vi inviamo oggi il testo della quinta parte della sua trattazione «La secolarizzazione del mondo cristiano».
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padre Immacolato Acquali F. I.
20 novembre 2021 – chiesa di Santo Spirito
La regalità sociale
di Nostro Signore Gesù Cristo
5. La secolarizzazione del mondo cristiano
Ritornando alla dimensione storica e ricordando la grandissima cesura che avviene durante la Riforma protestante, è interessante notare che in conseguenza della Riforma e in conseguenza delle guerre di religione che infiammano l’Europa da subito, dal Millecinquecento e per tutto il Milleseicento, in particolare la guerra dei trent’anni che è la più devastante e mette a ferro e fuoco il continente, inizia il cammino di secolarizzazione.
Anche qui, chi ha fatto il disastro? È partito da noi, dalla riflessione cristiana. Che cosa accade nell’Europa del tempo? La scintilla iniziale da dove parte? Negli stati cristiani, nei cattolici come nei protestanti.
Anche qui, a mo’ di arricchimento della riflessione: non c’è una linearità di decadenza del cristianesimo nella storia. Il Milletrecento, per chi lo studi attentamente, è meno cristiano del Milleduecento, ma già il Millequattrocento è più cristiano del secolo precedente; il Millecinquecento è un secolo di grandissima difficoltà, il Milleseicento di grande cultura e santità cattolica; il Settecento è un secolo disastroso, l’Ottocento un po’ meglio, il Novecento è un disastro che continua anche adesso. Parlo sempre nella prospettiva nel mondo occidentale in cui viviamo, naturalmente; in altre parti del mondo non è così. Quindi, non c’è una linearità.
Quello che avviene con i conflitti di religione è che le autorità cristiane, i re cristiani e le autorità politiche sia protestanti che cattoliche — anche se il percorso è più radicale dove è più radicato il protestantesimo — cominciano a pensare che in questo conflitto continuo, che provoca morti, miseria, conflittualità, si debba cercare di distinguere fra il bene della repubblica o del regno e le questioni ecclesiastiche. La scintilla parte da una riflessione delle persone di fede — ancora non ci sono, se non in una minoranza, e il nome che viene alla mente è certamente quello di Tommaso Hobbes che a livello filosofico è il primo che struttura in modo riflesso una mentalità, personalità anticristiane —, persone di fede che diranno “le questioni religiose lasciamole da parte”. Lo diranno i ministri del regno di Francia e gli anglicani (John Locke). “Lasciamo da parte le differenze di confessione e guardiamo al bene dello Stato”. Ecco che quel principio comincia ad emergere ad intra, in un mondo che è ancora completamente cristiano.
A volte mi viene da riflettere anche su questo: non lamentiamoci troppo dei tempi in cui viviamo. Andatevi a leggere per curiosità una qualsiasi omelia, un quaresimale, una meditazione, un ritiro spirituale di un prete dell’Ottocento — epoca storica nella quale il 70%, l’80% della popolazione frequentava la Chiesa e i sacramenti —. Il laicismo c’era ed era molto forte, ma era confinato soprattutto nell’aristocrazia, nella borghesia e in quella più alta.
Se voi leggete quelle omelie, in gran parte sono di lamentela. Pensate come era scevro di problemi il mondo da una prospettiva cristiana. Le verità naturali erano riconosciute quasi tutte, spessissimo anche dai laicisti; tantissime erano tranquillamente accettate anche dai laicisti. Eppure la Chiesa si lamentava. Ecco perché dico: attenzione allo scoraggiamento, anche se oggi, rispetto ad allora, è forse maggiormente legittimo. Però non ha aiutato, all’epoca, il fatto che ci si concentrasse su quel 10% di persone che costituivano un problema per la vita ecclesiale e per la vita di fede. Quei preti potevano trasformare la loro società in un mattino, se avessero saputo organizzare il 70% delle persone che ascoltavano loro piuttosto che il massone; che ascoltavano loro piuttosto che il socialista; che ascoltavano loro piuttosto che il liberale.
Anche la Chiesa un po’ si è persa in un bicchiere d’acqua, non ha afferrato la sua potenzialità. Per un attaccamento comprensibile alla dimensione totalizzante della verità ha perso quello che possibilmente poteva fare allora, che era tantissimo. Eppure ci si è forse troppo concentrati su quello che non andava. Io penso anche a quello che come sacerdote uno poteva dire che non andava bene nel mondo in cui vivevamo quaranta anni fa. Anche lì, tante negatività, tante criticità: pensiamo a che cosa è cambiato solo rispetto a quarant’anni fa in relazione soprattutto alla razionalità naturale delle persone. Non dico alla consistenza di quelli che credono. Ecco un aspetto importante.
In relazione alla natura teandrica del regno di Cristo: ecco, chi lo avversa, molto intelligentemente non ha attaccato le verità di fede; ha scompaginato la grammatica dell’incontro fra il divino e l’umano. Lì è andato a colpire. Il successo del laicismo avviene quando l’attacco non è portato direttamente sulle verità di fede; finché il laicismo ha insistito su questo non ha mai conosciuto una dimensione di massa, un successo travolgente, ma è stato efficace quando — e questo si è accelerato a partire dall’Ottocento — l’attacco si è portato alla dimensione razionale, sulle verità naturali, su quelle verità che fanno da raccordo fra il fine naturale dell’essere umano e il suo fine soprannaturale. Siccome il cristianesimo è teandrico, se tu rompi l’equilibrio tra divino ed umano lo colpisci in un modo profondo.
Diceva Marx: non stiamo tanto lì a negare la Sacra famiglia, ma distruggiamo la famiglia terrena, e allora avremo distrutto la Sacra famiglia. Quel passaggio è essenziale e nel marxismo avviene in un modo decisivo. Quello che il liberalismo in buona sostanza non era riuscito ad attingere, il liberalismo unito al marxismo, la fusione di pensiero che determina tanta parte del mondo contemporaneo ecco che opera questa decostruzione del rapporto che aiuta a comprendere la regalità, l’aspetto sociale della regalità di Cristo e l’aspetto sociale della salvezza.
Quindi la secolarizzazione parte dal mondo cristiano ed esplode. È una secolarizzazione che all’inizio dice: “distinguiamo”, ma poi fa il passaggio a “separiamo”, perché poi ciò che il cristianesimo crea esce dal suo ambito e viene usato da pensieri che cristiani non sono. Interessante notare come tante verità propugnate dal pensiero non cristiano sono la secolarizzazione di concetti cristiani, la distorsione di realtà che per primi i cristiani dicono, ma sganciate completamente dal contesto in cui nascono.
Distinzione diventa separazione. Quindi, perché ha una dimensione non perfettamente meccanica il rapporto fra cristianità e sfera politica? Perché deve tenere insieme due realtà, coimplicazione ma distinzione, e sapete che sono due realtà che possono confliggere, che fatalmente la natura debole, vulnerabile dell’essere umano tende a svolgere in un senso o nell’altro. Diciamo che non è sullo stesso piano il fondamentalismo religioso e quello ateo, non arrivo certo a dire questo. So benissimo che sono due cose che hanno un grado di criticità diverso. Purtuttavia la verità va detta, quindi è chiaro che un ricercare il troppo a volte guasta la possibilità di raggiungere il massimo che possiamo ottenere qui e ora. L’ottimo a volte è nemico del bene.
Ad maiorem Dei gloriam et socialem
Alleanza Cattolica in Ferrara