78. Luglio 2023
Cari amici,
con questo numero di IN HOC SIGNO vi proponiamo una sintesi della prima parte dell’incontro con il Reggente nazionale di Alleanza Cattolica dr. Marco Invernizzi sul tema del conservatorismo, tenuto nella sede di Alleanza Cattolica in Ferrara sabato 4 marzo 2023. Il video dell’intero pomeriggio è visibile sul nostro canale YouTube all’indirizzo https://youtu.be/nqAqq-UUtPw.
Ferrara, 4 marzo 2023 – Incontro con Marco Invernizzi
«Il conservatorismo in Italia: ritorno al reale»
L’incontro inizia con il ringraziamento agli intervenuti del Reggente regionale prof. Leonardo Gallotta che afferma come l’essere presenti a questa iniziativa ha il significato di recepire il valore degli argomenti che proponiamo e dei valori in cui crediamo. Alleanza Cattolica non è un movimento di massa, ma una associazione culturale che diffonde la dottrina sociale della Chiesa e organizza corsi di formazione, ma se, proprio per la sua natura, non può contare su grandi numeri ha pur sempre 18mila simpatizzanti su Facebook, 2800 iscritti al canale YouTube, circa 10mile visite mensili al sito nazionale.
Alleanza Cattolica è presente a livello culturale come poche altre realtà in Italia, in un momento in cui ce n’è tanto bisogno.
Dopo il benvenuto al Reggente nazionale dr. Marco Invernizzi, il prof. Gallotta passa la parola all’ing. Lucia Martinucci, che introduce l’incontro con una prima domanda.
In Alleanza Cattolica spesso si inizia ogni discorso iniziando dal principio, “da Adamo ed Eva”. Oggi iniziamo andando a capire innanzitutto che cos’è, che cosa vuol dire conservatorismo. In certi ambienti di “addetti ai lavori” e nel mondo politico ha un certo significato, ma se ne parliamo con gente comune, meno addentro all’argomento, rischiamo di essere presi per quelli… “polverosi”, quelli della cantina o della soffitta polverosa che conservano nostalgicamente cose del passato, insomma che hanno questa idea sbagliata di conservatorismo. Un altro rischio è relegare il termine solo a una accezione politica. Certo, sappiamo che la politica è l’espressione nell’ordinamento sociale di un pensiero, per cui è necessario che poi il pensiero si traduca in atto, e il modo in cui si traduce nella società e nella politica cambia la società stessa ed effettivamente cambia e influenza il vivere degli uomini. Ma conservatorismo non è solo e non è prevalentemente l’applicazione politica, ma è un principio. Allora la prima domanda è proprio questa: visto che la parola conservatorismo è spesso legata all’ambito politico, e finisce per -ismo, è una ideologia? Nuova o vecchia, comunque una polverosa ideologia del campo politico?
Ecco la sintesi della risposta di Marco Invernizzi:
Grazie anche a quello che è successo in ambito politico noi oggi abbiamo la possibilità di parlare di un tema che non è prevalentemente politico anche se, come spesso succede soprattutto in un Paese come il nostro, dove la politica conta ancora più che altrove, è proprio la politica che in qualche modo ci permette di rilanciare questo tema. Ma questo non è un tema anzitutto politico, ma piuttosto un tema antropologico. Il conservatorismo non è un’ideologia, ma è un modo di porsi di fronte alla realtà.
Quando, nell’agosto 1991, ci fu il tentato golpe a Mosca contro Eltsin — al quale in qualche modo anche Gorbaciov si prestò, nonostante avesse avviato la perestroika — tutti i giornali parlarono dei conservatori comunisti che volevano ripristinare la vecchia Unione Sovietica e affossare la nuova stagione incarnata da Eltsin che poi, per fortuna e grazia di Dio, ebbe la meglio. In quell’occasione pensai che noi possiamo aver tanta voglia di parlare di conservatorismo, ma se poi ci identificano con la Trimurti che va in piazza a Mosca sui carri armati con la stella rossa, siamo rovinati!
Allora questa opportunità che ci dà la storia va sfruttata a mio avviso ponendo dei paletti.
Qualcuno potrebbe dire: ma che cosa c’è da conservare di sano oggi nel nostro Paese, nell’Occidente e nel mondo?
Per spiegare che cos’è il conservatorismo io parto sempre… dalla creazione. Se lo dicessi a un convegno riceverei una bordata di fischi: che cosa c’entra la creazione? E invece c’entra, anzi è fondamentale. Noi siamo creati da un progetto più grande di noi, e ciascuno lo può pensare indipendentemente dalla fede che professa. Non ci siamo fatti da soli, non abbiamo scelto di nascere qui o là, e non abbiamo scelto se nascere maschio o femmina, da due genitori maschio e femmina…
Che cosa c’entra questo? La prima cosa che caratterizza il conservatore è di accettare che ci sia qualche cosa, anche di molto importante, che non dipenda da lui, che gli è dato, che lui trova e non crea. Il rivoluzionario, che è il contrario del conservatore, ha invece questo atteggiamento di rabbia nei confronti della creazione, del mondo, della sua situazione; costantemente in contrasto con la realtà fino ad arrivare ai principi fondamentali e all’idea stessa di creazione.
Questo si può manifestare in tanti modi e nel caso specifico si manifesta in un atteggiamento tipico della Rivoluzione, che è un tentativo di ricreare il mondo non rimediando ad una ingiustizia subentrata nella storia (che sarebbe giusto), ma nel rifare il mondo nei suoi fondamenti, perché c’è una ribellione nei confronti della realtà.
Il conservatore invece parte dal presupposto che esiste un ordine, e che questo ordine va conservato, che è un atteggiamento contrario ad un immobilismo “polveroso”; un governante conservatore è uno che vorrebbe migliorare sempre la condizione umana ed esistenziale della vita del suo popolo. Sa che l’alternativa alle rivoluzioni sono le riforme: non solo “Ecclesia semper reformanda”, ma anche, potremmo dire, “Societas semper reformanda”, c’è sempre qualche cosa da rimettere a posto, così come nella nostra vita fisica, anche nella vita spirituale, e poi nella cultura e nella società.
“Semper reformanda”, ma sempre dentro il rispetto dell’ordine, nella convinzione che c’è un ordine originario e che c’è un Signore che comunque desidera il bene.
L’atteggiamento esistenziale è molto importante, soprattutto oggi; bisogna evitare quegli atteggiamenti di rancore profondo che molte persone hanno nei confronti della realtà: spesso rancori legittimi, comprensibili, che però devono essere sempre tenuti sotto controllo, perché se questo rancore di fronte alle ingiustizie, che ci sono e ci saranno sempre, prende il sopravvento dentro la nostra anima, ci fa diventare dei rancorosi sempre sotto il rischio di cadere nella tentazione suggerita dalla Rivoluzione di distruggere tutto, perché l’odio è il motore della Rivoluzione.
Il contrario dell’odio è l’amore. Amore per il creato, per l’ordine; amore per questo giardino che va continuamente curato, coltivato, innaffiato, custodito, protetto. Lavoro difficile, perché il conservatore sa, a differenza del rivoluzionario, che c’è il peccato originale. C’è un ordine che è stato ferito dal peccato originale, che non va esagerato ma nemmeno sottovalutato, e del quale dobbiamo tenere conto.